Franca Rame: il coraggio di essere donna
Il nome Franca Rame sarà noto quasi a tutti, meravigliosa artista del panorama teatrale del Novecento, era una figlia d’arte, l’ultima esponente di una lunga stirpe di attori.
Cresciuta in un ambiente prettamente artistico, Franca dimostrò sin da subito il
suo amore e il suo talento per la drammaturgia, lavorando dapprima con la
famiglia e poi in produzioni più grandi, come quella di Marcello Marchesi.
Ben conosciuta per la
sua carriera che la vide recitare in televisione e nei teatri più importanti
d’Italia insieme a suo marito, il “Giullare” Dario Fo sposato nel 1954, è
ricordata anche e soprattutto per il suo impegno nell’attivismo femminista al
quale contribuì anche con la stesura di copioni concernenti quelle tematiche
che portò sulla scena.
Proprio a causa di
questo suo impegno, questo suo essere donna di successo, senza paura e senza
inibizioni nel denunciare quelle che erano le ingiustizie subite ogni giorno
dal genere femminile, nel 1973 venne fatta salire con violenza su un camioncino
e lì, dopo essere stata ferita lungo tutto il corpo con una lametta e con delle
sigarette che le bruciarono la pelle, venne stuprata a turno da cinque uomini.
Dopo questo orribile evento traumatico, Franca non rimase zitta e nel 1981 portò in scena il monologo “Lo stupro” nel quale narrava minuto per minuto l’atto selvaggio di cui fu vittima. Utilizzò brillantemente il suo dono artistico per esorcizzare la paura e per mandare due messaggi: uno di speranza alle donne che come lei avevano subito e continuavano a subire la stessa sorte ed uno ai suoi aguzzini come a dire – io non mi faccio da parte – .
Dopo questo orribile evento traumatico, Franca non rimase zitta e nel 1981 portò in scena il monologo “Lo stupro” nel quale narrava minuto per minuto l’atto selvaggio di cui fu vittima. Utilizzò brillantemente il suo dono artistico per esorcizzare la paura e per mandare due messaggi: uno di speranza alle donne che come lei avevano subito e continuavano a subire la stessa sorte ed uno ai suoi aguzzini come a dire – io non mi faccio da parte – .
“Lo stupro” è un pezzo difficile ma di cui avevamo categoricamente bisogno, un
brano che non edulcora la realtà, ma ce la sbatte in faccia nuda e cruda, una
realtà che ancora oggi come nel 1973 è purtroppo ancora dilagante. Ciò che è avvenuto a Franca Rame e che poi lei ha raccontato con enorme
coraggio, è stato un atto vile, politico anche, nei confronti di una donna che
non rappresentava lo stereotipo che la società dell’epoca voleva: l’angelo del
focolare relegato in cucina a prendersi cura della famiglia.
Franca ha ribadito con audacia e sicurezza ciò in cui credeva, condannando
risolutamente chi sperava che lei, una donna, si facesse da parte, ribadendo invece che il suo posto era proprio
lì, in teatro a raccontare storie e a difendere i diritti di tutte le
minoranze.
Cecilia Ciano
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