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Il Segnalibro: Letture estive (parte 1)

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Siamo nel bel mezzo di una nuova estate, certamente anomala e diversa da quelle a cui siamo normalmente abituati, ma nonostante le disposizioni anti Covid 19, siamo pronte a goderci le belle giornate in sicurezza, in compagnia del canto delle cicale e, ovviamente di un buon libro. Siamo dunque decise ad offrirvi una serie di consigli letterari divisi in due articoli, che speriamo possano allietarvi sia che preferiate una vacanza al mare, la quiete della montagna o semplicemente il vostro divano di casa in città. D’obbligo, prima di iniziare, è un piccolo disclaimer: quelli consigliati qui oggi non sono nuove uscite, bensì libri letti e apprezzati nelle estati precedenti. Iniziamo! - Outlander, Diana Gabaldon. Claire Randall è un’infermiera militare inglese che al termine della seconda guerra mondiale si concede con lui una seconda luna di miele con il marito nelle Highlands scozzesi, finché durante una passeggiata in solitaria su Craigh Na Dùn, si imbatterà in un antico c

Donne che corrono coi lupi: l'importanza di raccogliere le ossa

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Sto per raccontarvi una leggenda, e non si tratta di una leggenda qualunque. Vi parlerò della Loba, la prima storia che viene presentata nel libro Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés, psicanalista junghiana americana. Secondo il mito, in un luogo nascosto ma conosciuto da pochi, vive un'anziana così solitaria, rubiconda e pelosa tanto da emettere più suoni animaleschi che umani. Il suo nome in realtà, possiede molti altri nomi: spesso è citata come La Donna delle Ossa , La Trapera , La raccoglitrice o Donna-Lupa . Addirittura in alcune zone del Sudest, è nota anche con l'appellativo di La Que Sabe ovvero, ''colei che sa'' , infatti, si narra che La Que Sabe sappia ogni cosa sulle donne, da lei create dalla pelle della piega sulla pianta del suo piede divino, membrana sensibile all'onniscenza del mondo, come le donne della Loba. L'unica occupazione di questa figura perfettamente allineata ad altre divinità i cui miti racconta

Roberto Buttazzo, l’artista con l’idea fissa a Lecce

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Dostoevskij ne “ L’Idiota” ci parla di una bellezza che salverà il mondo. Sono stata sempre attratta dalla bellezza, una bellezza che sa emozionarmi ogni volta che, giorno dopo giorno, incontrando opere d’arte, mi ha condotta a studiarne ogni sua forma espressiva. Il richiamo della bellezza mi ha recentemente portata all’ex Convitto Palmieri di Lecce a visitare la mostra antologica di Roberto Buttazzo, promossa dalla Regione Puglia “ Idée Fixe”, articolata in undici sezioni cronologiche, precedute da altrettanti autoritratti. L’esposizione, sottolinea quanto l’arte sia stata presente nella sua vita, fondendosi con il quotidiano. La mostra ovviamente è stata anche un pretesto per conoscere meglio l’autore, che ho incontrato e intervistato. Quand’è che Roberto Buttazzo ha iniziato a percepire se stesso come artista? «Fu mia madre a scoprire che ero posseduto dal germe dell’arte, quando si accorse quanto erano per me più importanti, matite e fogli da disegno, da prefe

Il concetto di femminilità e le sue declinazioni: una riflessione

È di pochi giorni fa, la notizia dell’episodio accaduto durante una trasmissione radiofonica, tra Michela Murgia, nota scrittrice, e Raffaele Morelli, psichiatra e psicoterapeuta, spesso ospite di programmi televisivi e radiofonici. Lo scontro è nato da un intervento di quest’ultimo su un’altra emittente, chiamato a commentare un tweet di Françoise Segan: “Un vestito non ha senso a meno che ispiri gli uomini a vedertelo togliere di dosso”. Lo studioso, infatti, ha così commentato: “Se una donna esce di casa e gli uomini non le mettono gli occhi addosso, deve preoccuparsi, perché vuol dire che il suo femminile non è in primo piano”, suscitando numerose polemiche. Proprio per tale ragione, l’autrice sarda, per discutere la motivazione dell’intervento che ha generato non poche critiche, ha telefonato durante la diretta del programma radiofonico da lei condotto insieme a Edoardo Buffoni, Morelli, il quale, confermando quanto detto nel primo intervento riletto da Murgia, ha prima

MusicNova: Luciano Panama

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''...ed io tornerò lo stesso, quello che sono da sempre. Poi cosa mi è successo? Io non lo so ma questo è il mio colore che serve.'' Mi piace presentarlo così, con i suoi stessi versi, tratti dal brano L'osservatore , Luciano Panama e il suo album di debutto da solista Piramidi , pubblicato nel 2017. L'artista, messinese di nascita ma milanese d'adozione, è già un volto noto nella scena musicale, poiché frontman della band Entourage . Si sa, il prodotto creativo nato da un processo idealizzato come un disco, una poesia, un film rende quello stesso prodotto è spesso soggetto a interpretazioni molto personali di chi ne fa uso, essere divergenti dalle intenzioni dei fautori. Perciò, mi perdonerete se ciò che leggerete non rispecchierà le idee di Panama ma oltre ad essere un rischio che si corre, è una delle peculiarità che muta l'espressione di un sentimento o di un'ispirazione individuale in un'opera condivisibile, t

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare: omaggio a Sepúlveda

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Resta una ferita aperta, la recente morte dello scrittore cileno Luis Sep ú lveda, avvenuta lo scorso 16 aprile di questo turbolento 2020. Per anni, i suoi racconti hanno impresso un tenero ricordo nelle coscienze dei lettori di tutte le età. Sfido chiunque a non commuoversi al solo pensiero della  Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare , libro che ha segnato, tanti anni fa, anche il mio percorso da accanita lettrice. Se vi state chiedendo il motivo della scelta di questo libro in relazione alla festa della mamma, sicuramente la risposta la troverete una volta letta la storia. La gabbiana Kengah con il suo stormo, dopo essersi tuffata in mare alla ricerca di aringhe, non riesce a risalire in tempo e rimane intrappolata in una chiazza di petrolio nelle acque del mar Nero, atterra in fin di vita sul balcone del gatto Zorba. A lui strapperà tre promesse solenni: di non mangiare l’uovo che lei sta per deporre, di averne cura e di insegnare a vo

Lettera a un bambino mai nato: l'aborto raccontato da una donna

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Nella mia personale lista dei libri da isola deserta, Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci occupa un posto speciale, perché si incastra perfettamente tra le mie corde sensibili e il carattere forte che in molti mi riconoscono. Quando fu pubblicato per la prima volta, nel 1975, destò non ben poco scalpore. D'altronde, non scrivo nulla di nuovo se l'autrice in questione è una donna decisa, troppo indipendente per il suo tempo, tanto da ricevere spesso critiche per le sue scelte intraprendenti. E proprio tra queste decisioni fuori dagli schemi, figura  Lettera a un bambino mai nato , che cambiò radicalmente l'opinione di molti verso la sensibilità dell'autrice e del tema delicato che affronta: la maternità come una scelta responsabile, interrogando la propria coscienza sulla natura femminile. Un'analisi introspettiva e aperta a 360° che sembra chiedere al lettore se sia giusto sacrificare una vita già vissuta a una che ancora non è, ma sopra