Tra lirismo ed erotismo: Saffo, regina della poesia greca


''Cosa c'è in fondo ai tuoi occhi dietro il cristallino oltre l'apparenza?
Dove il tempo d'improvviso si ferma e la mia anima sulle tue labbra resta sospesa?''

In fondo ai tuoi occhi, Saffo


Grande poetessa greca, colei che per prima ha cantato l'amore sotto ogni suo aspetto, analizzandone tutte le antitesi che lo contraddistinguono, oggi vi presenterò Saffo.
Cantante del sentimento amoroso come binomio dolce-amaro (in greco Γλυκύπικρον, la coniugazione della gioia e la disperazione), la sua vita è stata da sempre fonte di numerose leggende.
Saffo e Alceo a MitileneLawrence Alma-Tadema, 1881.
Seppur la scarsità di fonti, abbiamo la certezza che la poetessa greca nacque a Mitilene, nell’isola di Lesbo, alla fine del VII secolo a.C. e che la sua vita fu profondamente legata al tiaso, ossia la cerchia da lei ideata e diretta, in cui venivano educate le fanciulle aristocratiche in età prematrimoniale.
Qui, venivano celebrati, in onore della dea della bellezza e dell'amore, Afrodite, riti religiosi collettivi che prevedevano un totale coinvolgimento sensoriale, tra cui quindi, l’abbandono all’eros: infatti, nella più completa e assoluta libertà sessuale, le ragazze intrecciavano rapporti tra loro e con le educatrici.
Questa chiusura verso l'esterno, conduce le dimensioni spirituale e reale di Saffo e delle sue adepte  in un trasporto al di fuori di un tempo surreale, quasi magico, sospeso.
Saffo mentre legge una sua poesia, vaso attico, 440-430 a.C.
Saffo mentre legge una sua poesia, vaso attico, 440-430 a.C.
Saffo compose numerose liriche, delle quali ci pervengono circa duecento frammenti, su supporti vari o riportati da altri autori. Queste, vengono suddivisi dai classicisti, in base alla metrica poetica usata, in due tipologie di liriche: la prima, definita corale, di carattere celebrativo (qui rientrano i componimenti dedicati alla celebrazione di matrimoni e alla sua dea protettrice, Era) e la seconda, di natura intimista.
Proprio in quest'ultima categoria, si evince, in alcune composizioni, il velato disprezzo per l'imposizione del vincolo matrimoniale dettato dalla società patriarcale, dove le donne non possedevano coscienza politica e sociale.

L'immagine della poetessa di Lesbo, elegante come poche, ha ispirato cantanti come Roberto Vecchioni (Il cielo capovolto- Ultimo canto di Saffo, 1995) e Angelo Branduardi (La raccolta- Cogli la prima mela, 1979), pittori, Antoine-Jean Gros (Saffo a Leucade) e Lawrence Alma-Tadema (Saffo e Alceo, 1881) e colleghi poeti, dettandone i canoni compositivi poetici (lirica monodica con strofe saffiche, composte di quattro versi ciascuna) a Catullo, Ovidio, Leopardi fino a Giosué Carducci.

Antonella Buttazzo

Commenti

Post popolari in questo blog

Donne che corrono coi lupi: l'importanza di raccogliere le ossa

Dal Salento, l'incompresa poesia di Claudia Ruggeri

Lettera a un bambino mai nato: l'aborto raccontato da una donna