Natalia Goncharova: l’eco ribelle dell’arte
Straordinaria precorritrice delle
avanguardie di primo Novecento, Natalia Goncharova, la si può considerare una tra
le più importanti artiste femminili, poiché, in primo luogo, seppe ridefinire il
ruolo della donna in un marcato ambiente maschile e, a livello artistico, rese
in maniera del tutto personale e originale il suo modo di fare arte.
Molti furono i settori in cui operò l’artista
russa: scultura, pittura, stampa, ma anche scenografia, moda e cinema, la Goncharova,
seguendo il principio della svoboda
(in russo, libertà) sintetizzò
positivamente le tendenze europee contemporanee più vitali e progressiste con
la tradizione popolare del suo paese d’origine, la Russia.
Quindi, Natalia Goncharova non fu solo un’artista, operò
anche con i Balletti Russi, per i quali realizzò le trame delle stoffe.
Inoltre, creò carte da parati, tappeti e illustrò libri. Potremmo praticamente
dire che trasformò ogni aspetto della sua vita in pura arte.
Estremamente indipendente e scomoda per i suoi tempi, la Goncharova fu processata per pornografia e blasfemia dopo una mostra di nudi nel 1910, che ne causarono la rimozione dei suoi dipinti religiosi da varie esposizioni. Ciò, la portò, nel 1915 ad abbandonare la Russia per stanziarsi in Francia.
Il dipinto vede una figura femminile completamente nuda, stagliarsi
su un piano di fondo blu.
Lo scandalo che la Goncharova scaturì
all’epoca e continua a scaturire oggi, in un mondo abituato ad ogni tipo di
barbarie, è dovuto al fatto che la società non accetta una rappresentazione
fisica e nuda da parte di una donna.
Eppure la storia dell’arte è piena di
figure svestite, ne sono esempi Modigliani, Tiziano, Michelangelo, Goya, Manet…
Cosa cambia se la mano che li ha dipinti è quella di un uomo o di una donna?
Forse, proprio il fatto che la mente partoriente sia di un soggetto femminile
fa ancora tanta paura.
Antonella Buttazzo
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