La flebile poesia indimenticata di Antonia Pozzi
Molto affine all'anima inquieta di Emily Dickinson, Antonia Pozzi, poetessa milanese, condivide con la collega statunitense la breve esistenza, terminate per loro volontà, e la fama post mortem.
Difatti, Antonia Pozzi vedrà parte delle sue poesie pubblicate nel 1939 per opera del padre, il quale ne rimaneggiò i versi. Per l'opera completa ed autentica della poetessa, dovremmo attendere gli anni Ottanta, quando la casa editrice Garzanti pubblicò, a 50 anni della morte di Antonia Pozzi, l'intera antologia poetica.
Difatti, Antonia Pozzi vedrà parte delle sue poesie pubblicate nel 1939 per opera del padre, il quale ne rimaneggiò i versi. Per l'opera completa ed autentica della poetessa, dovremmo attendere gli anni Ottanta, quando la casa editrice Garzanti pubblicò, a 50 anni della morte di Antonia Pozzi, l'intera antologia poetica.
Nella produzione della Pozzi, tutt'oggi poco conosciuta, il filo conduttore che la rende unica nel suo genere è la ricerca dell'assoluta. Figlia di un ambiente alto borghese, quindi colto e raffinato, dimostrò fin da subito uno spiccato senso di inadeguatezza al mondo, inadeguatezza che esplose soprattutto quando, fu costretta a interrompere la relazione tanto intensa quanto tragica col proprio professore di latino e greco.
La fine di quest'amore sarà l'origine della sua morsa mortale.
Ci sono alcuni testi di Antonia Pozzi che possono considerarsi immortali. Questo perché, lei non è stata certosina solo nella minuziosissima descrizione paesaggistica (dote sicuramente acquisita dalla tecnica della fotografia, altra passione di cui era affascinata) ma lo è stata anche nell'espressione del sentire molto leopardiana, ne è un esempio Amore di lontananza.
La fine di quest'amore sarà l'origine della sua morsa mortale.
Ci sono alcuni testi di Antonia Pozzi che possono considerarsi immortali. Questo perché, lei non è stata certosina solo nella minuziosissima descrizione paesaggistica (dote sicuramente acquisita dalla tecnica della fotografia, altra passione di cui era affascinata) ma lo è stata anche nell'espressione del sentire molto leopardiana, ne è un esempio Amore di lontananza.
Ricordo che, quand'ero nella casa
della mia mamma, in mezzo alla pianura,
avevo una finestra che guardava
sui prati; in fondo, l'argine boscoso
nascondeva il Ticino e, ancor più in fondo,
c'era una striscia scura di colline.
Io allora non avevo visto il mare
che una sol volta, ma ne conservavo
un'aspra nostalgia da innamorata.
Verso sera fissavo l'orizzonte;
socchiudevo un po' gli occhi; accarezzavo
i contorni e i colori tra le ciglia:
e la striscia dei colli si spianava,
tremula, azzurra: a me pareva il mare
e mi piaceva più del mare vero.
della mia mamma, in mezzo alla pianura,
avevo una finestra che guardava
sui prati; in fondo, l'argine boscoso
nascondeva il Ticino e, ancor più in fondo,
c'era una striscia scura di colline.
Io allora non avevo visto il mare
che una sol volta, ma ne conservavo
un'aspra nostalgia da innamorata.
Verso sera fissavo l'orizzonte;
socchiudevo un po' gli occhi; accarezzavo
i contorni e i colori tra le ciglia:
e la striscia dei colli si spianava,
tremula, azzurra: a me pareva il mare
e mi piaceva più del mare vero.
Tali versi, scritti alla sola età di 16-17 anni, riportano una melodica pura e limpida, facili da rimanere nella mente del lettore.
Il mondo contadino e il paesaggio di montagna qui presentati, offrono alla poetessa un rifugio, un riparo dal mondo da dove cogliere armonia e contemplazione: una lenta esplorazione della natura per capirne il suo segreto più intimistico. Una poesia, che potremmo definire concreta ma che nello spirito di Antonia non trova nessun approdo, nessuna realizzazione.
Il mondo contadino e il paesaggio di montagna qui presentati, offrono alla poetessa un rifugio, un riparo dal mondo da dove cogliere armonia e contemplazione: una lenta esplorazione della natura per capirne il suo segreto più intimistico. Una poesia, che potremmo definire concreta ma che nello spirito di Antonia non trova nessun approdo, nessuna realizzazione.
Un'anima disperata, vittima certamente, anche dal pesante clima politico italiano ed europeo di quegli anni che non la aiutavano: con le leggi razziali del 1938 vide l'allontanamento alcuni dei suoi amici più cari.
Forse, una solitudine sprezzante, la condusse a Chiaravalle il 3 dicembre 1938, al cospetto di una morte avvilita per mezzo di barbiturici.
Forse, una solitudine sprezzante, la condusse a Chiaravalle il 3 dicembre 1938, al cospetto di una morte avvilita per mezzo di barbiturici.
Antonella Buttazzo
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