Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare: omaggio a Sepúlveda






Resta una ferita aperta, la recente morte dello scrittore cileno Luis Sepúlveda, avvenuta lo scorso 16 aprile di questo turbolento 2020.
Per anni, i suoi racconti hanno impresso un tenero ricordo nelle coscienze dei lettori di tutte le età.
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Sfido chiunque a non commuoversi al solo pensiero della Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, libro che ha segnato, tanti anni fa, anche il mio percorso da accanita lettrice.
Se vi state chiedendo il motivo della scelta di questo libro in relazione alla festa della mamma, sicuramente la risposta la troverete una volta letta la storia.

La gabbiana Kengah con il suo stormo, dopo essersi tuffata in mare alla ricerca di aringhe, non riesce a risalire in tempo e rimane intrappolata in una chiazza di petrolio nelle acque del mar Nero, atterra in fin di vita sul balcone del gatto Zorba. A lui strapperà tre promesse solenni: di non mangiare l’uovo che lei sta per deporre, di averne cura e di insegnare a volare al piccolo che nascerà. Così, alla morte di Kengah, Zorba cova l’uovo e, quando si schiude, accoglie la neonata gabbianella, Fortunata, nella sua combriccola felina del porto di Amburgo. Per mantenere la terza promessa, Zorba si affiderà sia ai suoi amici gatti che all'uomo.

La traumatica vita di Sepulveda, segnata dall’esilio e dalla lotta per l’uguaglianza e la libertà, è stata la fonte principale dalla quale l'autore ha attinto per scrivere la storia della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, divenendo a sua volta, ricca ispirazione per temi estremamente attuali.
Sepúlveda ci ricorda l’importanza di prendersi cura dell'altro, del diverso accettandone le differenze. Inoltre, Fortunata e Zorba potrebbero ampiamente rappresentare una famiglia moderna. Non è un raro caso infatti, che al giorno d'oggi, molti bambini crescano con un solo genitore, in famiglie allargate o con genitori dello stesso sesso, oppure che vengano adottati... Ciò che tuttavia dovrebbe far riflettere davvero è il modo in cui essi vengono cresciuti ed educati, anche se vi sono, alla base, importanti diversità.
Difatti, Fortunata crescendo, comprende di non essere un gatto, ma ciò non frena il suo affetto nei confronti di Zorba e della colonia felina. Allo stesso modo, i gatti non impediscono alla giovane gabbiana di essere appunto, una gabbiana.Un altro tema affrontato nel libro è l’inquinamento, evocato dalla figura di Kengah morente ricoperta di petrolio. Purtroppo siamo a conoscenza di quanto l’uomo abbia danneggiato l’ambiente (basti pensare agli incendi esplosi recentemente in Australia) e in quest'opera letteraria, il semplice spargimento di petrolio, testimonia e racconta la morte di un essere vivente.
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Sicuramente La gabbianella e il gatto resterà sempre un grande classico intramontabile, grazie anche al film d'animazione che, nel 1998, riscosse un enorme successo di Enzo D'Alò.

Antonella Buttazzo

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